mercoledì 1 gennaio 2014

LA COMUNITÀ NOSSA SENHORA MÃE DE DEUS
Nel 1999 nacque mais um bairro attorno al grande bairro di Cidade Olimpica: il bairro
Sarney Costa, che iniziò con l'arrivo di una decina di famiglie, aumentate via via, fino a
quelle di oggi che sono quasi 200.
Nel 2009, con padre Orazio, sono iniziate le prime attività pastorali, con incontri biblici, la
celebrazione della Messa in casa, e soprattutto con la pastorale della criança:
l'accompagnamento delle mamme e dei bambini da zero a sei anni.
Un grande impulso è stato dato a questa Comunità nel corso degli anni 2012 e 2013
dall'impegno di irmã Zyta e Carolina, la nostra volontaria rientrata all'inizio del 2013.
Durante il 2013 è stato scelto il nome della Comunità: Nossa Senhora Mãe de Deus; è
stato realizzato il primo festejo (la sagra patronale); ed è stata iniziata la costruzione della
chiesa (che c'è in ogni comunità): ad oggi sono state innalzate le quattro pareti, con il
lavoro manuale, fatto volontariamente da diverse persone della Parrocchia. Fin qui oggi siamo arrivati... E ci siamo arrivati con il lavoro volontario, le donazioni di tante persone,
e l'impegno della Comunità, che ha raccolto fondi attraverso rife (lotterie) e brechò (mercatino dei vestiti usati). Adesso ci sarebbe bisogno di fare il tetto e le spese aumentano... Chi ci aiuterà?Con Maria, camminiamo a vele spiegate, gonfiate dal soffio dello Spirito Santo.
È l'augurio ad ognuno di voi, entrando nel nuovo anno.
Caro Gesù Bambino,
se quest'anno arrivando a Betlemme non trovi neanche una grotta libera, puoi venire a nascere qui da noi, che troviamo anche per te un pezzo di terra da invadere e occupare, dove Giuseppe può costruire
una piccola casa di foglie e fango (poi, siccome tu ci devi abitare solo per un po' di tempo, non hai neanche il problema che un domani arrivi un fantomatico proprietario del terreno, che ti caccia fuori di casa e la butta giù).
Se attorno alla tua mangiatoia quest'anno
dovesse mancare l'asinello, qui da noi ne puoi
trovare tanti, che, infaticabili e pazienti,
continuano a tirare carichi senza sosta e
sembrano tanto tristi, perché i pesi che
carichiamo noi, anche sugli asini, non sono né
dolci, né leggeri, come è invece il tuo.
E se dopo tanti anni di canti di allegria, anche gli
Angeli dovessero sentirsi stanchi, viene pure qui,
che troviamo anche per te un “carro de som” o
un “paredão de som”: ce ne sono davvero di
tutte le misure e ad ogni ora del giorno sparano
decibel a volumi impressionanti, rendendo a
volte difficile la convivenza.
Se tutto questo non ti dovesse servire, caro Gesù, ti supplichiamo: vieni lo
stesso a nascere anche qui da noi! Senza di te, mai la nostra terra darà il suo
frutto e mai misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si
abbracceranno (Salmo 84).
Vedi Gesù, gli angeli augurano la pace agli uomini amati da Dio. A volte mi viene
da chiedermi se anche questa porzione di umanità è oggetto della tua
benevolenza, perché la pace qui scarseggia...
C'è un crescendo impressionante di violenza che sta facendo paura e uccide.
Bisogna stare attenti ad uscire di casa: alle nove le riunioni devono finire,
perché poi la gente ha paura a tornare a casa.
La nostra bella San Luis, in una triste classifica delle 50
città più violente e più pericolose al mondo, si è
classificata al 27° posto.
Abbiamo una media di più di due morti ammazzati al
giorno (basta collocare in google: “numero de assassinatos
em sao luis” e vedrete uscire cifre da capogiro).
Ho ancora nella mente, alla veglia funebre dell'ennesimo
giovane ucciso, il pianto e gli occhi tristi e smarriti di una
ragazzina di tredici anni, che sembravano dire: che futuro
abbiamo davanti? riusciremo a diventare grandi?
E tutta questa violenza è generata, almeno in parte, da
un'altra grande piaga che è la droga...
Poi, Gesù, guarda il tuo Giuseppe...
Qui ci sono tanti “san Giuseppe” che si prendono in casa, con la donna che
sposano (con cui vanno ad abitare) anche i suoi figli, avuti da relazioni
precedenti.
Però ci sono, purtroppo, anche tanti “Giuseppe” che
mancano, ossia bambini che non hanno al loro fianco un
padre che si prenda cura di loro (e tante volte neanche
una madre...). Molte volte è la nonna, che cresce i figli
dei figli.
Il concetto di famiglia qui è molto... elastico: si capisce
bene che cosa potevano intendere gli evangelisti quando
parlano dei tuoi “fratelli e sorelle”.
Il tuo Giuseppe ha affrontato con Maria un lungo viaggio
per farsi e farti registrare: qui tanti bambini (e adulti)
neanche sono registrati all'anagrafe e quindi
semplicemente... non esistono!
Sembra ancora, Gesù, che tu non fossi semplicemente un falegname, ma un
carpentiere... Cioè, potremmo dire, hai avuto accesso se non all'università,
almeno alla scuola superiore...
La scuola: un bel sogno! Se va bene e i politici mantengono le loro promesse
(visto che siamo prossimi alle elezioni) il prossimo anno, dopo quasi vent'anni
dall'inizio dell'invasione, dovrebbe iniziare la prima scuola “superiore” del
nostro grande bairro, che raccoglie circa 80.000 abitanti, di cui la maggiore
parte sono giovani.
Ma non è che le scuole “dell'obbligo”, da anni presenti, siano molto meglio: è
normale che i bambini usciti di casa all'una, alle due siano già di ritorno,
perché... non c'era lezione.
Per non parlare dell'assenza di spazi e degli orari massacranti: il turno del
pomeriggio comincia all'una, sotto il solleone... (qui ci sono tre turni di lezioni,
per cercare di soddisfare più richieste possibili: mattino, pomeriggio e sera).
Basta violenza
e sterminio dei giovani.
Uno dei "quadri" del
tapete realizzato per la
festa del Corpus Domini.
Infine avrei mais una richiesta.
Il tuo primo miracolo è stato cambiare l'acqua in vino. Noi non pretendiamo
tanto! Ci basterebbe avere l'acqua! (Acqua, non necessariamente potabile,
perché la nostra acqua ha sempre comunque bisogno di essere purificata).
Sarebbe sufficiente che arrivasse regolarmente un giorno si e uno no: in qualche
modo si tirerebbe avanti... Il fatto è che a volte quadre intere restano senza
acqua per settimane... Tu che sei l'acqua che zampilla per la vita eterna, dacci
un po' di acqua anche per questa vita!
Già, Gesù Bambino, sembra che io abbia tante richieste...
Ciò che più sorprende è che, nonostante tutto questo, il nostro popolo non sta
morendo di fame... perché, chi si nutre di speranza, non muore di fame!
Nonostante tutte queste povertà, il sorriso di
queste persone è disarmante e la forza del
loro abbraccio esprime tanto affetto.
Non si lamentano per quello che non va' o
non hanno, ma piuttosto cercano di
ringraziare per quello che c'è.
Forse non hanno tante nozioni di teologia,
ma le due espressione più diffuse sono: “se
Deus quiser” (se Dio vuole) e “graças a Deus”
(grazie a Dio): segno che riconoscono, che sentono la tua presenza di
misericordia e di pace.
Signore Gesù, tu che, nato nella “casa del pane”, sei l'unico pane che può
alimentare la speranza del mondo, vieni a darci vita, perché in te continui a
gioire il tuo popolo.
Sii buono con questa tua terra, mostrandoci la tua misericordia e donandoci la
tua salvezza (Salmo 84).
Allora arriverà anche per noi l'annuncio della pace e abiteremo sicuri, perché tu
stesso sarai la nostra pace (Michea 5,3-4).
pe. Manoel

giovedì 6 giugno 2013

11 giugno: a Casa Serena (Vr) pranzo di solidarietà per la missione São Luis


Torno perchè - Preghiera di Padre Claudio



TORNO perchè è arrivato il momento                                                   
TORNO perchè non vedo l’ora di raccontarti…                                                  
TORNO perchè  nella vita bisogna saper tornare
TORNO perchè la Chiesa di Verona ha bisogno di me e anch’io sento il bisogno di donarmi a questa Chiesa dove sono stato ordinato prete
TORNO perchè i poveri hanno bisogno di qualcuno che parli sempre di loro
TORNO perchè le ricchezze di fede, di gioia e di umanità che ho ricevuto qui in Brasile devo condiverle con te                                                        
TORNO perchè, come Maria, dopo aver visitato la cugina Elisabetta, ho nel cuore una gioia immensa che mi darà la forza per iniziare una missione forse più difficile…
TORNO perché ho voglia di ascoltare le meraviglie di Dio che sono capitate in questi anni anche nella Chiesa di Verona
TORNO per annunciare che qui in Brasile c’è una Chiesa Giovane piena di fede, gioia e entusiasmo
TORNO perchè vorrei condividere con preti e laici lo stile Conciliare e Sinodale in cui ho sempre creduto, come espressione adeguata ai tempi, di fede e condivisione evangelica
TORNO perchè so quello che lascio, ed è molto!; so piú o meno quello che trovo, anche se in otto anni molte cose saranno cambiate; ma sono consapevole che bisogna iniziare ogni giorno di nuovo…
TORNO con umiltà, sapendo che in questi anni la Chiesa di Verona ha fatto cammini che io non ho sperimentato e che sono ansioso di conoscere
TORNO con la consapevolezza che i problemi umani e spirituali, pur nella diversitá di usi e costumi, in fondo sono molto simili, perché siamo tutti della stessa famiglia di Dio 
TORNO perché qui ci sono persone che restano, e se tutti tornassero, i poveri non avrebbero nessuno che si curi di loro 
TORNO perché è importante annuciare che il vero missionario è solo uno strumento di passaggio 
TORNO perchè uno che ha visto con i propri occhi è più credibile
TORNO per ricordare che i doni culturali, religiosi, sociali che abbiamo ricevuto sono per tutti 
TORNO per invitare altri preti e laici ad ascoltare il proprio cuore, dove la voce di Dio è più limpida, e intraprendere generosamente il servizio “ad gentes”
TORNO libero, piú libero di prima, per poter servire tutti
TORNO per  poter raccontare ai Brasiliani, attraverso le lettere in Internet, le meraviglie di Dio in terra italiana 
TORNO perchè so di poter contare anche sulla tua amicizia fraterna
TORNO perché se non torno adesso non torno piú!
                                                                                con amicizia e riconoscenza
                                                                                                                    pe Claudio Vallicella

“Estou arrumando a mala!” (Sto preparando la valigia!): scrive padre Claudio


I sorrisi disarmanti dei bambini e degli adulti di fronte a problemi insolubili
Le lacrime che non sono riuscito ad asciugare
La bibbia e la corona del rosario sempre in mano a tanta gente
La creatività dei giovani e le loro voglia di andare avanti com umiltà, gioia e entusiasmo senza fermarsi davanti agli ostacoli posti dagli adulti
Le discussioni a volte tese e le allegre chiaccherate dell’equipe dei preti e dell’equipe completa preti e laici
Il rispetto degli ubriachi e drogati per me, che sono solo un prete
La confidenza dei bambini, lo sguardo sereno e spesso sofferto delle mamme e la fierezza umile dei papá 
L’accoglienza, il rispetto e la fiducia dei preti locali
Le telefonate con molti amici e parenti in Italia e in Brasile
La cordialità del vescovo di São Luis
Le gradite visite di vescovi, preti, seminaristi, parenti, giovani, famiglie e laici alla nostra missione
I volti di tante persone che ti facevano capire, al di lá della cultura differente, cosa c’era dentro il loro cuore
Le celebrazioni liturgiche festive e sempre solenni
Le offerte arrivate da persone spesso sconosciute
Le lacrime per il mio rientro in Italia
Le braccia alzate per pregare e gli abbracci di pace
La collaborazione rispettosa e generosa con l’istituto di suore di origine polacca presente in parrocchia
Le persone incontrate per strada, ringraziando per aver trovato lavoro o le mamme che piangendo di gioia annunciavano che i loro bambini sapevano leggere e scrivere, grazie ai corsi organizzati dalla nostra Fondazione
L’abbraccio del sindaco disperato davanti ai problemi piú grandi di lui
I ritardi vissuti senza alcuna preoccupazione
Le visite in Italia
Le tante cose che avrei potuto fare e che non ho fatto
Il cercare di offrire una sedia decente, magari chiedendo al vicino, quando entravi in casa di qualcuno
Le feste a sorpresa
Le interminabili riunioni del Consiglio Pastorale
I pranzi tra italiani e i churraschi brasiliani
Le feste di compleanno, con relativi momenti di preghiera prolungati
I “velori” dei bambini, pieni di fiori e di altri bambini, e…il dolore delle mamme
La natura semplice e meravigliosa: le farfalle, i fiori, i pappagalli, il verde e… le zanzare
La morte del caro papà
La capacità di fare cose straordinarie con pochissimi mezzi
Le strade piene di buche e l’arrivo dell’asfalto
La fraternità tra missionari
Le persone che vanno con la carriola a fare la spesa o a procurare acqua
I carrettini con i muli e le biciclette senza freni, nè fanali…
I bambini che giocano a calcio in mezzo alla strada quando piove
I bambini e gli adulti che giocano con l’aquilone
La pazienza di chi tentava di capire quello che dicevo
La presenza di Dio in ogni momento…
…….


Riflettendo sui diritti umani: scrive Maria

I livelli di criminalità violenta sono rimasti elevati. Le autorità hanno risposto ricorrendo spesso a un uso eccessivo della forza e a torture. Giovani uomini di colore hanno continuato a costituire una percentuale sproporzionatamente elevata tra le vittime di omicidio. Sono pervenute notizie di tortura e altri maltrattamenti nel sistema carcerario, caratterizzato da condizioni crudeli, disumane e degradanti. Braccianti agricoli, nativi e comunità quilombola (discendenti di schiavi fuggitivi) sono stati vittime di intimidazioni e aggressioni. Sono rimasti motivo di grave preoccupazione gli sgomberi forzati, sia negli insediamenti urbani che nelle campagne”.
Quello che ho riportato è il paragrafo introduttivo al rapporto 2013 di Amnesty International riguardo alla situazione dei diritti umani in Brasile: in poche righe già si percepisce la criticità della situazione in cui si trova il Paese [1] .
Ora, parlare di diritti umani in Brasile significa aprire una parentesi piuttosto ampia. A livello federale come a quello statale esistono vari uffici e nuclei che agiscono per la tutela dei diritti umani: tra i più importanti menziono la Segreteria dei Diritti Umani dello Stato (SEDH), le sezioni diritti umani di Difensoria Pubblica, Ministero Pubblico e OAB (Ordine degli Avvocati), il Movimento Nazionale dei Diritti Umani (MNDH) e la Società dei Diritti Umani (SMDH).

Facciamoci negri tra i negri: scrive Damiano

In questa newsletter userò spesso l’aggettivo negro per parlare di una persona “di colore” (come viene
definita in Europa, senza pensare che il nostro bianco è pure un colore...). Aggettivo che in Brasile non ha alcun tono dispregiativo.
Siamo andati ad un matrimonio di due amici. Lui negro, lei parda (mulatta). Sulla torta di nozze c’erano i due
omini di decorazione: bianchissimi! E gli sposi tristi ci hanno detto: “non siamo riusciti a trovarli negri!”.
Alla rappresentazione della Via Crucis di quest’anno, la gente voleva che fossi io il Gesù: oltre alla barba, perché sono bianco. E gli esempi potrebbero continuare...