giovedì 26 novembre 2009

IN ASCOLTO...




“Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, cosi l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo.
È per amore che Dio non solo ci da la sua Parola, ma ci porge pure il suo orecchio. Altrettanto è opera di Dio se siamo capaci di ascoltare il fratello.
Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non soprá piú ascoltare Dio; anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare.
Qui ha inizio la morte della vita spirituale, ed infine non restano altro che le chiacchiere spirituali, ….
Chi non sa ascoltare a lungo e con pazienza parlerà senza toccare veramente l’altro ed infine non se ne accorgerà nemmeno lui.
Chi crede che il suo tempo è troppo prezioso per essere perso ad ascoltare il prossimo, non avrà mai veramente tempo per Dio e per il fratello, ma sempre e solo per se stesso, per le proprie parole e i propri progetti.”
Dietrich Bonhoeffer

Splendida questa riflessione! Bonhoeffer, ha messo il dito in una mia piaga. In questo periodo, sto sperimentando molta difficoltà ad ascoltare a lungo e con pazienza. Le situazioni che incontro qui a Cidade Olimpica, São Luís sono nella maggior parte cosi pesanti e gravi, che voler aiutare, voler risolvere, voler dare una risposta velocemente, mi rendono faticoso ascoltare.
Almir, una ragazza di 15 anni incinta di 6 mesi, conseguenza di abuso sessuale da parte di uno zio di 52 anni, vive in una casa di “taipa” composta da una stanza sola, con la nonna paralizzata sempre in una amaca, la mamma e tre fratelli. Quando vado a trovarla, la mia preoccupazione è quella di sapere se è andata dal medico, se sta facendo tutti i controlli per una ragazza nelle sue condizioni, se si sta nutrendo.
Mentre parlo con Amir penso a quello che sarebbe meglio per lei negli ultimi mesi di gravidanza e i primi della nascita del bambino, penso all’idea di farla ospitare in una famiglia con un casa migliore della sua, con maggior igiene , … e penso a come aiutare la nonna, come poter farle eseguire una serie di esami, come poter trasportarla. … e le medicine,… e la casa.
Una normale visita medica, si trasforma in un’impresa enorme anche semplicemente per il trasporto. Le case di “taipa” sono spesso situate in zone difficilmente raggiungibili con la macchina e trasportare un invalido non è cosa molto facile.
Quando vado a trovare Almir, ascolto poco, per me ci sono tante cose urgenti da risolvere, da programmare. La mia testa é piena di tutto questo e non c’é spazio per l’ascolto. La preoccupazione è tutta sul che cosa fare per loro. Mi sono chiesto se sto facendo questo anche con Dio. Quanto lo sto veramente ascoltando.
Io sto bene. Cerco di essere utile, soprattutto ai più piccoli. Le difficoltà sono molte. Sto imparando a donare la mia vita, ma la strada é ancora lunga.

Um abraço

Don Orazio Bellomi
Fidei donum