Cidade Olímpica 30.03.2013
Mi é
particolarmente piaciuta, o meglio mi ha toccato, "mexeo comigo",
l'omelia dell'inizio del suo ministero petrino del papa Francesco. È piena di significato la parola centrale
che lui ha scelto in questa sua omelia:
"Essere custode".
Come essere
custode: "Nella costante
attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto...
" Parlando di San Giuseppe
dice: " è
“custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e
proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate,
sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa
prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, …. vediamo anche qual è il
centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita,
per custodire gli altri, per custodire il creato!”
Come sento vere queste parole, per me, qui in Cidade
Olimpica. Per essere custode, disponibile, attento, sensibile, alle persone é
fondamentale saper essere aperto ai segni di Dio, per essere disponibile al suo
progetto. Chi sa ascoltare Dio diventa ogni giorno piú sensibile alle persone
che gli sono affidate e capace di leggere e interpretare la realtá che lo
circonda. É vero anche il contrario, chi sa crescere in sensibilitá
nell’attenzione agli altri diventa capace di ascoltare Dio.
Ciascuno di noi ha persone che ci sono affidate.
A
gennaio sono venuto a Verona di corsa, per “custodire” un pó piú da vicino, i
miei genitori. Ho sentito anche questo come parte della mia missione di prete
(in quanto figlio). Approfitto per ringraziare tutti quelli che sono stati
vicini a loro e lo continuano a essere.
La missione affidataci, continua il
papa, abbraccia anche la natura: “E’ il custodire l’intero creato, la
bellezza del creato, ... E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore,
specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che
spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno
dell’altro...”
Diventare
piú sensibili agli altri. Penso che questo sia uno degli obiettivi principali che
ha caratterizzato questi miei anni di Brasile. Come imparare e diventare
sensibili a chi ci circonda, specialmente i piccoli. Un po’ penso di aver
imparato. C’é ancora strada da percorrere e c’é bisogno di custodire questa
sensibilitá, perché sembra che tutto spinga nella direzione opposta. Quello che
mi sta aiutando di piú in questo, é l’andare a trovare le persone, é
l’ascoltare La Parola ogni giorno.
Il papa aggiunge una ulteriore
annotazione:
“Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di
essere vissuto con tenerezza... che non è la virtù del debole, anzi, al
contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di
vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della
bontà, della tenerezza!”
Tutti noi, penso, abbiamo sperimentato la bellezza e la
veritá di questo, quando altri si sono presi cura di noi. Chiediamo il dono di
non aver paura di voler bene.
Alla fine il Papa parla anche del suo
potere e di una grande necessitá di speranza.
“Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo
l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che
comporta anche un potere...
Non dimentichiamo mai che il vero potere è il
servizio... aprire le braccia per custodire ... con affetto e tenerezza l’intera
umanità, specie i più
poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio
finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in
carcere (cfr Mt25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!
Anche oggi davanti a
tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza
e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno
sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno
squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza!”
Un altro nome della
ressurrezione é: “speranza”.
Che il messaggio di Pasqua
sia questo:
“Custodire”
per poter “Portare il calore della speranza”.
Una
santa e felice Pasqua
Orazio
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