“I
livelli di criminalità violenta sono rimasti elevati. Le autorità hanno
risposto ricorrendo spesso a un uso eccessivo della forza e a torture. Giovani
uomini di colore hanno continuato a costituire una percentuale
sproporzionatamente elevata tra le vittime di omicidio. Sono pervenute notizie
di tortura e altri maltrattamenti nel sistema carcerario, caratterizzato da
condizioni crudeli, disumane e degradanti. Braccianti agricoli, nativi e
comunità quilombola (discendenti di schiavi fuggitivi) sono stati vittime di
intimidazioni e aggressioni. Sono rimasti motivo di grave preoccupazione gli
sgomberi forzati, sia negli insediamenti urbani che nelle campagne”.
Quello che ho
riportato è il paragrafo introduttivo al rapporto 2013 di Amnesty International
riguardo alla situazione dei diritti umani in Brasile: in poche righe già si
percepisce la criticità della situazione in cui si trova il Paese [1] .
Ora, parlare di diritti umani in
Brasile significa aprire una parentesi piuttosto ampia. A livello federale come
a quello statale esistono vari uffici e nuclei che agiscono per la tutela dei
diritti umani: tra i più importanti menziono la Segreteria dei Diritti
Umani dello Stato (SEDH), le sezioni diritti umani di Difensoria Pubblica,
Ministero Pubblico e OAB (Ordine degli Avvocati), il Movimento Nazionale dei
Diritti Umani (MNDH) e la
Società dei Diritti Umani (SMDH).
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